La pubblica ottusità (canzone)

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TESTO (cantato)

Anche se qualche cosa
si sta muovendo quà e là,
non c’è più scampo.

Lo so tu stai pensando,
che quel che conto siamo noi
e questo può bastar.

Ma intomo a noi
niente vive più,
che può nutrire questo grande amor,
e anche se il cibo non ci mancherà,
per la bellezza dei nostri due corpi,
l’amore che ci unisce non è fatto solo di noi due.

Ma di tutto il creato
che ci circonda e che un tempo fu il “Giardin Dorato”.

Il mare sta morendo
e un po’ del nostro amore sta
marcendo insieme a lui.

E l’aria che respiri
è piena di quei mostri che
ha inventato l’uomo.

E anche se l’aids non ci colpirà,
la nostra splendida storia d’amor
soffocherà senza accorgersi
nell’infezione della “Pubblica Ottusità”
che con il suo “smerdare”
ha oscurato anche i raggi del sole.

Nell’aria pura,
viveva il respiro
del nostro eterno amor,
levigato dai limpidi ruscelli e dai fiumi.
E camminavo con te sulla terra sana
che, germoglava tra i fiori la guarigione per ogni tipo di crisi
fra un uomo e una donna,
fra un uomo e una donna.

Ma oramai non c’è più scampo,
la “Pubblica Ottusità”
ci seppellirà.

In un alito di peste
dei poveri e dei ricchi
che sporcan le città.

E l’aria che stai respirando
è piena  di quei mostri che
ha inventato l’uomo.

E l’aria che stai respirando
è piena  di quei mostri che
ha inventato l’uomo.

Il mare sta morendo
e un po’ del nostro amore sta
marcendo insieme a lui.

Il mare sta morendo
e un po’ del nostro amore sta
marcendo insieme a lui.

Il mare sta morendo
e un po’ del nostro amore sta
marcendo insieme a lui.