Napoleone, il cowboy e lo zar – L’uomo di Bagdad, il cowboy e lo zar (canzone)

DOVE SI TROVA LA CANZONE

Anno Titolo Album Etichetta Autori Durata
 1995  Adriano Rock Vari  Thompson – Beretta – Del Prete  N.d.
 Il re degli ignoranti

 

TESTO (cantato)

 

Napoleone, il cowboy e lo zar L’uomo di Bagdad, il cowboy e lo zar
Strano questo sogno.
Ero in una città.
Da un palazzo di vetro esce un cowboy,
dal fiume volga arriva lo zar.
Napoleone scende a cavallo dalla torre Eiffel.
Scende, scende a cavallo dalla torre Eiffel.
Là sulla piazza sono in tre.
Ognuno vuole la città per se.
quei tre hanno l’odio nel cuor che mai succederà.È un’ora di paura,
e la gente lo sa.
C’è chi piange con me.
C’è chi prega perché,
la decisione è in mano a quei tre.Fredde facce di cera,
che non parlano più.
In quel triangolo c’è la nostra vita che,
oscilla appesa, appesa al cuore dei tre.

Napoleone punta il canone dritto sul cowboy,
e c’è una lunga lama che brilla in mano dello zar.
E la pistola del cowboy
ha completato quella scena a tre.
Chissà, chissà se domani per noi il sole splenderà.

Il cielo blu si fa nero
e la guerra verrà,
ma ad un tratto dall’alto
in mezzo al nero che c’è,
si accende un raggio sopra quei tre.
Viene da una finestra
quello sguardo d’amor
e su quella città vestito in bianco c’è
un uomo che la pace porterà.
Di gioia piange tutta la gente, che felicità!
Salva è finalmente tutta la città.
Non son nemici più quei tre,
e la paura se ne va chissà,
Chissà se il mio sogno potrà cambiare la realtà.
Chissà se il mio sogno potrà cambiare la realtà.

Strano questo sogno:
ero in una città,
dal palazzo di vetro esce un cowboy
dal fiume Volga arriva lo zar.L’uomo di Bagdad prese in pugno tutta la città,
facendo finta di niente, prese la città.Là sulla piazza sono in tre,
ognuno vuole diventare il re,
quei tre hanno l’odio nel cuor che mai succederà.

È un’ora di paura
e la gente lo sa
c’è chi piange con me poiché il domani tuo
lo decidono solo quei tre.

Fredde facce di cera
che non parlano più
in quel triangolo c’e la nostra vita che
oscilla appesa, appesa al cuore dei tre.

L’uomo di Bagdad punta il cannone dritto sul cowboy,
e c’è una lunga lama che brilla in mano dello zar.
E la pistola del cow-boy
ha completato quella scena a tre.
Chissà, chissà se domani per noi il sole splenderà.

È un’ora di paura
ma la gente non sa:
se è meglio avere paura delle armi chimiche
o di chiuder l’auto nel box.

Forse è meglio crepare
che a piedi restar.
Chi piangeva con me ora pregando sta
che si avvicini l’ora di sparar.

L’uomo di Bagdad non ha più nessuna via d’uscita ormai,
le bombe di tutto il mondo sono su di lui.
Non ha più niente da mangiar
e liberare deve la città
se vuole che il popolo suo si salvi insieme a lui.

Strano questo sogno!
Sembra un incubo ma,
ma ho paura che risvegliandomi
poi mi spaventi ancora di più.

Di gioia piange la gente
libera è la città.
Le armi chimiche sono distrutte ormai
e i pozzo neri tornano a fiorir.

Tutto il modo felice e contento ora può tornar
a risucchiare il petrolio dell’arabica città.
Da cui ritorna sgorgar
l’inquinamento per l’umanità si sa,
così più nessuno di noi a piedi resterà.
perché ognuno con la sua auto al cimitero andrà.

e sarà questa la vera “Terza guerra mondiale”.
e sarà questa la vera “Terza guerra mondiale”.
e sarà questa la vera “Terza guerra mondiale”.
e sarà questa la vera “Terza guerra mondiale”.
e sarà questa la vera “Terza guerra mondiale”.